IA e relazioni con i clienti: una sfida tra Innovazione e fiducia

16 Luglio 2025 - 10:24
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IA e relazioni con i clienti: una sfida tra Innovazione e fiducia
Immagine di rawpixel

Esiste un paradosso interessante nel mondo dell'intelligenza artificiale legata al business, più essa diventa intelligente, più è importante l'elemento umano.

Questa è una delle riflessioni di Lee Blakemore, CEO di Introhive, che ha vissuto in prima persona questa trasformazione.

"Non è una questione di cosa l'IA può fare", spiega Blakemore, "ma di come la usiamo senza perdere ciò che ci rende umani nei rapporti professionali".

Una prospettiva che tocca un dibattito sempre più frequente: come mantenere autentiche le relazioni con i clienti nell'era dell'automazione?
Secondo l'esperto, non sta nel rifiutare la tecnologia, ma nel ripensare completamente il nostro approccio alla sua implementazione.

L'IA amplifica le capacità umane, ma solo se progettata per supportare, non sostituire, l'autenticità delle relazioni.

Quando l'IA diventa alleata (non sostituta)

Prendiamo un esempio concreto: quante volte ci siamo imbattuti in messaggi LinkedIn palesemente generati dall'IA? Perfetti dal punto di vista grammaticale, ma che suonano come se fossero stati scritti da un robot educato. Il risultato? Un senso di distacco che allontana invece di avvicinare.

Blakemore ha osservato questo fenomeno crescere negli ultimi anni: "Vedo sempre più messaggi automatizzati che potrebbero essere stati scritti da chiunque per chiunque. Manca completamente l'elemento umano che fa la differenza nelle relazioni professionali".

Ma l'IA può fare molto di più quando utilizzata nel modo giusto. Invece di scrivere messaggi generici, può analizzare i dati per identificare il momento migliore per un contatto umano, o evidenziare informazioni che rendono una conversazione più ricca e personalizzata.

Il valore nascosto dell'automazione intelligente

Ecco dove la tecnologia diventa davvero utile: liberando tempo dalle attività ripetitive, l'IA permette ai professionisti di concentrarsi su ciò che solo un essere umano può fare bene. Ascoltare davvero. Cogliere le sfumature. Costruire quella fiducia che nasce dall'empatia autentica.

Tre principi fondamentali emergono:

L'IA gestisce i dati, l'uomo gestisce le emozioni

L'automazione supporta la personalizzazione, non la standardizzazione

La tecnologia amplifica l'intuito umano, non lo sostituisce

La Governance: più che una parola d'ordine

Qui il discorso si fa più complesso. Parlare di "governance dell'IA" spesso evoca immagini di riunioni interminabili e documenti polverosi. Ma per Blakemore, la governance è qualcosa di molto più dinamico e vitale.

"Troppe aziende trattano la conformità come un esercizio", racconta. "Fanno audit, compilano checklist, pensano di essere a posto. Ma la vera governance dell'IA è un modo di pensare, non una procedura da seguire".

Un approccio che diventa ancora più critico quando si considera che i dati dei clienti viaggiano attraverso un ecosistema sempre più complesso di piattaforme, partner e strumenti. Perdere il controllo su come questi dati vengono utilizzati non è solo un rischio tecnico: è un rischio relazionale.

L'esperienza di Introhive: scelte difficili ma necessarie

Un caso concreto? Quando Introhive ha sviluppato la sua piattaforma, aveva diverse opzioni per integrare l'IA. La via più veloce prevedeva l'uso di API di terze parti come ChatGPT. Più semplice, più rapido, meno costoso.

"Abbiamo scelto la strada più difficile", ammette Blakemore. "Abbiamo portato il modello di linguaggio direttamente nei nostri data center, invece di inviare i dati dei clienti a terzi. Ci è costato tempo e risorse, ma era la scelta giusta".

Una decisione che illustra perfettamente come la governance dell'IA non sia solo una questione tecnica, ma un riflesso dei valori aziendali in azione.

Sette mosse per non perdere l'anima (digitale)

Come tradurre questi principi in azioni concrete? Blakemore propone un approccio pratico che bilancia innovazione e responsabilità:

1. Definire confini chiari L'IA per l'analisi dei dati, gli esseri umani per le conversazioni importanti. Una divisione netta che evita zone grigie pericolose.

2. Governance dei dati come priorità Non un afterthought, ma il punto di partenza per qualsiasi implementazione di IA. Politiche chiare, accesso controllato, conformità normativa.

3. Il tocco umano è obbligatorio Qualsiasi output dell'IA destinato ai clienti deve passare attraverso una revisione umana. Non negoziabile.

4. IA per insight, non per sostituire "Usate l'IA per scoprire che un cliente non vi contatta da tre mesi", suggerisce Blakemore. "Ma quella telefonata la fate voi, non la macchina".

5. Creare una cultura della responsabilità Comitati etici che non si limitano a controllare, ma che educano e guidano l'uso quotidiano dell'IA.

6. Sempre un'alternativa umana I clienti devono sapere come raggiungere una persona reale, rapidamente. L'IA può essere la prima interfaccia, mai l'unica.

7. Sicurezza come prerequisito "L'IA etica inizia con l'IA sicura", sottolinea Blakemore. Senza protezione dei dati, ogni discorso sull'etica diventa vuoto.

Uno sguardo al futuro

Dove ci sta portando tutto questo? La sensazione è che stiamo attraversando un momento di transizione cruciale. L'IA non è più una novità tecnologica, ma sta diventando parte integrante del modo in cui facciamo business.

Blakemore è ottimista, ma realistico: "Il futuro dell'IA nel business non sarà determinato solo dall'innovazione tecnologica, ma dalla nostra capacità di usarla in modo responsabile e umano".

Una riflessione che suona quasi ovvia, ma che nella pratica quotidiana si rivela sorprendentemente complessa. Perché bilanciare efficienza e autenticità, automazione e personalizzazione, innovazione e responsabilità richiede qualcosa che nessuna IA può fornire: saggezza umana.

E forse, in fondo, questo è il vero valore aggiunto che i professionisti possono offrire nell'era dell'intelligenza artificiale: non solo competenze tecniche, ma la capacità di navigare queste complessità mantenendo saldi i valori umani che rendono possibile la fiducia.