Anthropic triplica il suo valore. 183 miliardi in sei mesi

Anthropic chiude un nuovo round da 13 miliardi e triplica la valutazione a 183 miliardi di dollari, confermando la corsa globale agli investimenti in IA.

Immagine generata con intelligenza artificiale
Immagine generata con intelligenza artificiale
Condividi:
3 min di lettura

Anthropic, società statunitense che si occupa di sviluppo di modelli IA, è passata da 61,5 a 183 miliardi di dollari di valutazione in poco più di sei mesi. Il nuovo finanziamento, guidato da Iconiq Capital, ha portato nelle casse dell'azienda altri 13 miliardi di dollari, consolidando un totale che supera i 27 miliardi accumulati dal 2021 a oggi.

Fondata dai fratelli Amodei, l’azienda è cresciuta con l'obiettivo di costruire sistemi di intelligenza artificiale avanzati, dotati di regole di sicurezza più rigide. Claude, la loro IA di punta, è un chatbot che si posiziona come alternativa a ChatGPT e che ha attirato l’interesse di partner del calibro di Amazon e Google. Sono proprio loro a fornire le infrastrutture di calcolo senza cui Anthropic non potrebbe sviluppare i suoi modelli.

Una corsa senza precedenti

Adesso Anthropic si inserisce in una dinamica più ampia. OpenAI, principale concorrente, è in trattativa per un’operazione da 6 miliardi di dollari che la valuterebbe circa 500 miliardi, rendendola di fatto la più grande società privata al mondo. E non è tutto: entro fine anno Amazon, Google, Meta, Microsoft e OpenAI investiranno insieme oltre 300 miliardi di dollari in data center dedicati all’IA, una cifra superiore al bilancio statale annuale del Belgio.

La spinta agli investimenti è imponente, ma anche non omogenea. Secondo un’analisi McKinsey, otto aziende su dieci hanno adottato soluzioni di IA generativa, eppure quasi la stessa percentuale dichiara di non aver visto benefici concreti sui conti. Una contraddizione che spiega perché, accanto all’entusiasmo, crescono i dubbi sulla sostenibilità di questo boom.

I costi nascosti

Lo sviluppo dei sistemi di Anthropic comporta spese miliardarie. Gran parte del budget serve a pagare la potenza di calcolo fornita dai partner tecnologici. L’azienda, per esempio, sarà la maggiore utilizzatrice del nuovo data center Amazon in Indiana, che da solo consumerà 2,2 gigawatt di energia: l’equivalente necessario ad alimentare un milione di abitazioni.

Questa dipendenza dalle infrastrutture delle big tech, unita a barriere d’ingresso sempre più alte, rende il mercato dominato da pochi attori globali. Le start-up che non riescono a reggere i costi tendono a essere assorbite o a scomparire.

Dalla paura al potenziale

L’approccio dei fondatori riflette un equilibrio tra prudenza e visione. Dario Amodei, in passato, ha stimato un rischio fino al 25% che l’IA possa avere conseguenze catastrofiche per l’umanità. Più di recente, però, ha pubblicato un saggio che mette in luce anche i benefici radicali che queste tecnologie potrebbero portare, a patto che vengano governate con attenzione.

L’ingresso di nuovi capitali – tra cui Fidelity e Lightspeed, oltre ad Amazon che ha investito complessivamente 8 miliardi – rafforza l’idea che il mercato creda nella traiettoria di Anthropic. Ma il nodo centrale resta intatto: il settore richiede cifre gigantesche e i ritorni economici, almeno per ora, non sono garantiti.

Uno snodo decisivo

L’evoluzione di Anthropic dimostra come l’IA stia diventando non solo terreno di ricerca, ma anche di geopolitica industriale. I capitali raccolti non misurano soltanto la fiducia degli investitori, ma anche la volontà dei grandi gruppi di mantenere il controllo delle infrastrutture strategiche del futuro.

Tag: