INTELLIGENZA ARTIFICIALE E PACCIAMATURA “VIVATTIVA”: LA NUOVA FRONTIERA DELLA TARTUFICOLTURA

La coltivazione dei tartufi, detta “tartuficoltura”, è una attività agro-forestale molto redditizia con più di duecento anni di storia ora diffusa nelle aree temperate (da temperato-calde a temperato-fredde) del pianeta. Da attività empirica oggi è uno dei settori agricoli più avanzati dalla vivaistica alla coltura in campo. Si basa fondamentalmente sulla coltivazione di essenze arboree il cui apparato radicale è stato inoculato axenicamente (micorrizazione) con varie specie di Tuber.
Nonostante gli sviluppi delle tecniche microbiologiche, genetiche e colturali, la tartuficoltura, presenta ancora alcuni aspetti critici, ad alcuni dei quali si è data una soluzione con questo progetto.
La pacciamatura “vivattiva” è rappresentata da piante cespugliose micorrizate con tartufo, che vengono poste in numero variabile, al piede di piante micorrizate nelle tartufaie di nuovo impianto con il risultato di anticipare la produzione tartuficola, di risparmiare eventuale acqua di irrigazione e di tramettere la micorriza a piante adulte valorizzando il patrimonio forestale pre-esistente.
La produzione dei tartufi avviene nei punti del suolo dove il micelio raggiunge un certo livello di densità. In condizioni normali, tali situazioni che hanno una distribuzione a “macchia di leopardo” di cominciano a verificare dopo alcuni anni (4-8 ed anche più). Sommando la quantità di micelio nutrito dalla principale pianta arborea dell’impianto, es. tartufaia coltivata con querce micorrizate, con quello delle piante utilizzate per la pacciamatura “vivattiva”, i valori di densità del micelio idonei per produrre i tartufi si raggiungono più rapidamente. Sviluppandosi poi le piante “vivattive” in maniera cespugliosa creano condizioni di ombreggiamento del suolo come un agente pacciamante.
Tali piante cespugliose hanno mostrato una grande efficienza anche nel trasmettere la micorriza all’apparato radicale di piante adulte.
Considerati i tempi ridotti della sperimentazione del progetto I.S.A.T., l’efficacia del protocollo di forzatura del tartufo estivo, già validato in aree sub-desertiche africane, viene oggi valutata in Sicilia mediante modelli predittivi a intelligenza artificiale che integrano, in tempo quasi reale, le serie climatiche (temperatura, precipitazioni, umidità) con i dati molecolari di qPCR sul DNA di Tuber aestivum raccolti nei siti pilota.
Si apre quindi una nuova prospettiva per la tartuficoltura nazionale e internazionale ed i primi a poterne beneficiare saranno i tartuficultori siciliani.
Lo studio è curato da Giovanni Pacioni, Marco Giacalone e Pericle Predelis, Progetto “Sviluppo Innovativo della Produzione di Tartufo Autoctono Siciliano” ( I.S.A.T.) P.S.R. 2014-2022 Regione Sicilia.