La follia dei 100 milioni: così Meta vuole rubare i cervelli a OpenAI

Meta sta offrendo 100 milioni di dollari per convincere i migliori ricercatori di OpenAI a lasciare Sam Altman e unirsi al team di Zuckerberg. Una cifra che fa girare la testa anche ai più esperti del settore.
La bomba l'ha sganciata proprio Sam Altman durante una chiacchierata nel podcast del fratello Jack, "Uncapped". Senza troppi giri di parole, il CEO di OpenAI ha raccontato come l'azienda di Menlo Park stia letteralmente dando la caccia ai suoi migliori talenti. E non si tratta solo di quei 100 milioni iniziali: Meta starebbe promettendo anche stipendi annuali ancora più alti.
La buona notizia per Altman? Finora tutti hanno detto no. Almeno così sostiene lui.
Quando gli stipendi diventano surreali
Per capire quanto sia impazzito questo mercato, basta guardare i numeri. I ricercatori più bravi nel campo dell'intelligenza artificiale stanno guadagnando come calciatori di Serie A o trader di Wall Street. OpenAI paga i suoi ricercatori senior circa 10 milioni di dollari l'anno, più bonus milionari per tenerli buoni. Roba da far invidia ai CEO di aziende normali.
Reuters aveva già fatto trapelare queste cifre, ma sentirlo dire direttamente da Altman ha tutto un altro sapore.
Due filosofie a confronto
Altman non ha nascosto la sua strategia: "Da noi prima viene la missione, poi i soldi e tutto il resto". Un approccio quasi missionario, se vogliamo. Come dire: non siamo qui solo per i quattrini, vogliamo cambiare il mondo.
Meta, dall'altra parte, sta giocando una partita diversa. Ha appena investito 14,3 miliardi in Scale AI e ha arruolato il CEO Alexandr Wang per guidare il nuovo team "superintelligenza". Ha anche pescato ingegneri da Google DeepMind, tipo Jack Rae. Insomma, Zuckerberg non sta scherzando.
"Rispetto il loro approccio aggressivo"
Altman, con quella diplomazia tipica dei CEO della Silicon Valley, ha ammesso: "Ho sentito che Meta ci considera il principale rivale, e rispetto il loro approccio aggressivo". Tradotto: sanno che siamo forti e ci stanno dando fastidio.
Ma poi ha affondato il colpo: "Non credo che Meta sia particolarmente brava nell'innovazione". Ouch. Secondo il CEO di OpenAI, alcuni ricercatori potrebbero rifiutare offerte pazzesche proprio perché non si fidano della capacità innovativa di Meta.
La guerra è appena iniziata
Una cosa è chiara: mai nella storia dell'informatica le competenze nell'IA sono valse così tanto. Stiamo parlando di aziende disposte a spendere cifre astronomiche per assicurarsi i migliori cervelli.
E questa è solo l'inizio. Con l'intelligenza artificiale che sta rivoluzionando praticamente ogni settore, dalla medicina alla finanza, passando per l'intrattenimento, chi ha le competenze giuste può letteralmente scrivere il proprio assegno.
La domanda è: quanto ancora può salire questa follia dei compensi? E soprattutto, chi vincerà questa guerra dei talenti che sta ridisegnando il futuro della tecnologia?