Costruire reti e integrare tecnologie: così la Sanità del futuro unisce competenze e intelligenza artificiale

Costruire reti per connettere competenze, persone e tecnologie. È questa una delle grandi sfide della sanità contemporanea, chiamata a integrare assistenza, formazione e ricerca in un sistema realmente coordinato e capace di rispondere con efficacia ai bisogni dei pazienti.

Costruire reti e integrare tecnologie: così la Sanità del futuro unisce competenze e intelligenza artificiale
Condividi:
4 min di lettura

Costruire reti per connettere competenze, persone e tecnologie. È questa una delle grandi sfide della sanità contemporanea, chiamata a integrare assistenza, formazione e ricerca in un sistema realmente coordinato e capace di rispondere con efficacia ai bisogni dei pazienti.

"Ma “fare rete” non significa soltanto creare collegamenti tra strutture, vuol dire condividere conoscenze, modelli organizzativi e strumenti digitali in grado di sostenere l’innovazione clinica e scientifica". A ribadirlo è stato Giuseppe Galloro, presidente della Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED), intervenuto a Palermo in occasione del Corso Nazionale SIED dal titolo “L’endoscopia operativa e l’importanza dei network: dall’urgenza all’elezione nella real life”.

“La rete è l’aggregazione di centri e di persone, un sistema da interpretare e organizzare a diversi livelli. Le reti assistenziali consentono di indirizzare i pazienti verso le strutture più idonee, garantendo continuità e qualità delle cure attraverso il modello hub & spoke. Quelle formative permettono ai giovani medici di confrontarsi con esperienze diverse, mentre le reti scientifiche creano connessioni fra ricercatori e discipline,” ha spiegato Galloro.

“Il sistema universitario è già ben strutturato, con reti intra ed extra scuola che permettono agli assistenti in formazione di completare il proprio percorso in più centri - ha osservato - Meno definito è invece l’ambito assistenziale, dove la creazione delle reti dipende ancora troppo dall’iniziativa dei singoli primari".

Proprio per colmare questa distanza tra organizzazione, formazione e pratica clinica, la tecnologia può giocare un ruolo decisivo. In particolare, l’intelligenza artificiale si presenta oggi come uno strumento in grado di potenziare la collaborazione, la standardizzazione e la qualità dei processi diagnostici, offrendo nuove possibilità di integrazione tra i diversi livelli della rete.

Una tecnologia straordinaria, ma non miracolosa

“Quando mi chiamano a parlare di intelligenza artificiale, ricordo sempre che, pur essendo io un grande cultore e conoscitore della tecnologia applicata all’endoscopia digestiva, oggi l’intelligenza artificiale è diventata qualcosa di molto simile a una soluzione alla ricerca dei problemi. È un insieme di tecnologie in grado di affrontare e risolvere tantissimi aspetti della pratica medica, ma ci si aspetta spesso molto di più di ciò che è realmente possibile fare - ha osservato -. L’immaginario collettivo, alimentato da cinema e letteratura, contribuisce ad alimentare aspettative eccessive: basti pensare a film come Minority Report, quando già si parlava di strumenti che oggi sembrano reali. Ma la realtà della medicina è più complessa e richiede prudenza”.

Radiologia avanti, endoscopia ancora indietro

“Le vere applicazioni utili e concretamente efficaci dell’intelligenza artificiale, al momento, riguardano soprattutto la radiologia - ha proseguito -. I cluster di computer con software di deep learning o ultra deep learning permettono di ottenere risposte rapidissime nell’analisi dei cosiddetti imaging big data. Questo consente, per esempio, di analizzare una TAC con l’aiuto di un software che segnala se c’è qualcosa che merita attenzione, come una massa pancreatica. In radiologia tutto questo esiste già. In endoscopia digestiva, invece, siamo ancora lontani. I software di valutazione delle immagini in tempo reale incidono poco sulla diagnosi. Proprio per questo l’intelligenza artificiale, almeno per molti anni ancora, non sostituirà il medico. È uno strumento che guida e supporta l’operatore, non che prende decisioni al suo posto”.

Mappare, misurare e standardizzare

Un ambito in cui l’AI mostra già utilità concreta è la gestione dei dati durante le indagini endoscopiche.

“Oggi possiamo contare su software che analizzano in tempo reale la sede delle lesioni, permettendo di registrarle, memorizzarle e mappare con precisione la posizione di un polipo, che si trovi nella flessura esplenica, epatica, nel retto o nella grande curvatura dello stomaco. Questi strumenti consentono anche di definirne le dimensioni, perché la misurazione fatta da un software alfanumerico è più precisa di quella manuale”.

"Altro aspetto cruciale è la refertazione. Finora il referto è sempre dipeso dalla cura e dall’attenzione dell’operatore. Ma la standardizzazione tramite software consente un linguaggio uniforme e più affidabile. L’Organizzazione Mondiale di Endoscopia Digestiva aggiorna periodicamente le modalità corrette di descrizione delle lesioni, ma spesso sui nostri referti troviamo ancora espressioni come ‘lesione delle dimensioni di una nocciola’. Un referto strutturato digitalmente si livella verso l’alto e garantisce maggiore uniformità e qualità”.

La guida resta umana

Il presidente ha concluso ribadendo un principio chiaro: L’intelligenza artificiale è e resterà un aiuto fondamentale, ma la guida del processo diagnostico e terapeutico deve rimanere nelle mani dell’uomo. L’AI ci supporta, ci indirizza, ma non può sostituire l’esperienza, il giudizio e la responsabilità del medico”.

Tag: