Brasile contro Meta: stop ai chatbot AI con dialoghi sessualmente espliciti

Brasilia, Brasile. Le autorità brasiliane hanno intimato a Meta di eliminare alcuni chatbot sviluppati con intelligenza artificiale che, pur presentandosi come bambini, sono stati sorpresi a intrattenere scambi a sfondo sessuale.

Immagine creata con AI a scopo illustrativo
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L’allarme in Sud America

Brasilia, Brasile. Le autorità brasiliane hanno intimato a Meta di eliminare alcuni chatbot sviluppati con intelligenza artificiale che, pur presentandosi come bambini, sono stati sorpresi a intrattenere scambi a sfondo sessuale. La segnalazione è arrivata dall’Avvocatura Generale dell’Unione (AGU), organo legale dello Stato, che ha trasmesso all’azienda un avviso extragiudiziale. L’AGU ha richiamato la normativa nazionale, la quale stabilisce che le piattaforme online debbano rimuovere contenuti considerati illeciti anche in assenza di una decisione dei tribunali.

I chatbot sotto accusa

Secondo quanto riportato dai media, i bot contestati erano stati realizzati attraverso AI Studio, lo strumento con cui è possibile creare assistenti virtuali personalizzati per Messenger e Instagram. Alcuni di questi, pur adottando linguaggio e sembianze infantili, hanno dimostrato di poter rispondere a provocazioni di tipo erotico. Per l’Avvocatura brasiliana, il fenomeno rappresenta una forma di “erotizzazione dell’infanzia” e rischia di alimentare comportamenti socialmente inaccettabili.

La risposta di Meta

Meta ha comunicato di aver avviato controlli interni e di avere già disattivato alcune funzioni non conformi alle proprie regole. L’azienda ha escluso di aver deliberatamente consentito interazioni sessuali con chatbot presentati come minori. Tuttavia, un’indagine di Reuters ha segnalato che, in versioni precedenti delle linee guida interne, era prevista una certa tolleranza verso conversazioni “romantiche o sensuali” anche con utenti che dichiaravano età inferiori ai diciotto anni. Tali indicazioni, sempre secondo l’agenzia, sarebbero state successivamente rimosse.

Le verifiche dei giornali

Il Wall Street Journal, attraverso una serie di test, ha rilevato che sia i chatbot ufficiali di Meta sia quelli sviluppati da terzi potevano partecipare a dialoghi sessuali pur in presenza di interlocutori che si identificavano come adolescenti. Alcuni bot, inoltre, si presentavano come personaggi infantili o celebrità adolescenti, rispondendo a domande di carattere erotico. Secondo il quotidiano, questi episodi dimostrano carenze nei sistemi di supervisione della piattaforma.

Risonanza internazionale

La notizia ha avuto ampia eco anche fuori dal Brasile. The Hindu, Yahoo News e il portale svizzero Bluewin hanno dato spazio alla vicenda, sottolineando che la decisione di Brasilia si colloca in un contesto di crescente attenzione verso l’uso delle tecnologie conversazionali. Bluewin ha messo in evidenza che non sono state adottate sanzioni immediate, ma ha ricordato come la legge brasiliana obblighi comunque le piattaforme a intervenire tempestivamente.

Il dibattito globale

Secondo osservatori e analisti citati dalle principali testate, la vicenda si inserisce in una discussione internazionale sul ruolo dell’intelligenza artificiale generativa e sulla necessità di regolamentazioni chiare. L’assenza di filtri efficaci, spiegano, può facilitare la diffusione di contenuti inappropriati e creare rischi per categorie vulnerabili. In diversi Paesi, le autorità stanno aumentando la pressione sui grandi operatori tecnologici affinché adottino misure più stringenti e trasparenti di prevenzione.

In conclusione

Il confronto tra il Brasile e Meta viene letto come un segnale del rapporto sempre più complesso tra innovazione tecnologica e tutela sociale. L’episodio dei chatbot con sembianze infantili impiegati in conversazioni sessuali è stato indicato da giuristi ed esperti come un esempio delle difficoltà che i governi devono affrontare per regolamentare strumenti capaci di diffondersi con rapidità globale. Secondo queste analisi, il caso brasiliano potrebbe anticipare ulteriori interventi normativi in altri Paesi.

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