Sam Altman, CEO di OpenAI, ha definito il mercato dell’IA una “bolla speculativa”, spinta da investitori «eccessivamente entusiasti». L’osservazione è arrivata nel corso di un incontro con alcuni giornalisti, durante il quale Altman ha paragonato la fase attuale delle IA alla bolla delle dotcom di fine anni ’90.
Valutazioni irrazionali e rischio di sopravvalutazione
Secondo Altman, molte startup del settore stanno beneficiando di capitali sproporzionati rispetto al reale grado di maturità tecnologica. Ha sottolineato che, come accadde con Internet trent’anni fa, anche oggi esiste un nucleo di verità sul potenziale trasformativo dell’IA, ma le aspettative stanno andando ben oltre ciò che è concretamente disponibile.
Dati pubblicati dal Wall Street Journal confermano la dimensione del fenomeno: il comparto conta quasi 500 startup con valutazioni medie da 5,4 miliardi di dollari e circa 1.300 società sopra i 100 milioni, spesso con team ridotti e progetti non ancora validati.
OpenAI tra crescita e costi
Le considerazioni assumono rilievo anche in rapporto a OpenAI stessa. La società, valutata 157 miliardi di dollari, prevede perdite pari a 5 miliardi a fronte di ricavi stimati in 3,7 miliardi di dollari per il 2025. L’azienda ha annunciato piani di investimento da trilioni di dollari in data center, ritenuti essenziali per sostenere lo sviluppo di modelli avanzati e per consolidare il vantaggio competitivo in un mercato soggetto a possibili correzioni.
Analisi esterne e limiti dell’IA generativa
Una ricerca della University of Michigan-Dearborn evidenzia che, nonostante investimenti superiori al trilione di dollari, non si registrano ancora applicazioni rivoluzionarie tali da giustificare queste cifre. I principali impieghi riguardano chatbot per l’assistenza clienti e strumenti di scrittura automatizzata, funzioni utili ma non trasformative.
Il settore deve inoltre affrontare questioni critiche: il consumo energetico, stimato al 3% dell’elettricità mondiale, e le preoccupazioni etiche sull’utilizzo dei dati senza autorizzazione, che stanno diventando sempre più centrali nel dibattito pubblico.
Impatti sociali e lavoro
Altman ha anche segnalato i rischi legati alla relazione tra utenti e sistemi di IA. Ha citato l’esempio della rimozione temporanea di GPT-4o, reintegrato dopo le proteste degli utenti che mostravano un forte attaccamento emotivo al modello. Secondo il dirigente, questa dipendenza rappresenta un fenomeno problematico, soprattutto per chi fatica a distinguere tra interazione con macchine e vita reale.
Sul fronte occupazionale, Altman ha avvertito che l’IA potrà sostituire intere categorie di mansioni ripetitive, come il supporto clienti, grazie a capacità di esecuzione rapida e priva di errori. Ha però ribadito che in settori complessi, come la medicina, la supervisione umana resta insostituibile.
Uno scenario a lungo termine
Pur riconoscendo l’attuale euforia irrazionale, Altman mantiene una visione positiva: come accadde dopo la bolla delle dotcom, le correzioni di mercato non impediranno all’IA di consolidarsi come tecnologia fondamentale per l’economia globale. Tuttavia ha avvertito che «qualcuno perderà una quantità fenomenale di denaro».