L'AGCM contro Meta: indagine contro il chatbot AI di Whatsapp

L'AGCM , Agenzia Garante della Concorrenza e del Mercato, l'organismo che si occupa di far rispettare le regole del mercato e di proteggere i consumatori da comportamenti sleali delle imprese in Italia, ha avviato un'indagine contro Meta. Lo scorso Marzo, l'azienda di Mark Zuckerberg, aveva lanciato il chatbot AI sui propri social e app di messaggistica per integrare l'intelligenza artificiale all'utilizzo quotidiano dei dispositivi. Secondo l'AGCM questa pratica risulterebbe scorretta in quanto Meta avrebbe imposto ai suoi utenti il chatbot AI senza il loro consenso. Inoltre, l'Agenzia garante sospetta una violazione delle regole di competizione del mercato dell'Unione Europea circa l'esclusività degli utenti.
La risposta di Meta
Un portavoce di Meta ha dichiarato che l'azienda sta "collaborando completamente con le autorità competenti italiane" e ha aggiunto che "offrire libero accesso alle nostre features di AI all'interno di Whatsapp, fornisce a milioni di italiani la scelta di usare o meno l'intelligenza artificiale in un posto che già conoscono, capiscono e di cui si fidano".
Meta sostiene che non c'è nessuna forzatura nell'utilizzo del chatbot AI definendolo come "interamente opzionale". L'AGCM però afferma il contrario, poichè sin dal lancio del tool AI non è stata avanzata nessuna richiesta ai clienti, e tutto è stato fatto senza un consenso esplicito.
Casi simili nel resto d'Europa
Per quanto l'Italia abbia portato all'attenzione dei media il problema, non sono pochi i casi in Europa che presentano delle analogie.
In Irlanda, l'azienda ha posticipato il lancio di Meta AI poiché l'autorità locale in materia di protezione dei dati era preoccupata per la violazione della privacy degli utenti. Allo stesso modo ad Amburgo, in Germania, si è investigato sui dati degli utenti in mano a Meta, per potenziale violazione della legge sulla privacy.
Quali sono i rischi secondo le autorità?
L'inserimento di Meta AI a Whatsapp renderebbe capace l'azienda di guidare gli utenti verso il mercato emergente, con il monopolio di questo a discapito della concorrenza. Il rischio è che gli utenti potrebbero sviluppare una vera e propria dipendenza da Meta AI e rimanere "incastrati" dal suo sistema sempre più sofisticato e addestrato a fornire risposte utili e sensate. Per questo L'AGCM, in collaborazione con la Guardia di Finanza, ha ispezionato in questi giorni gli uffici di Milano di Facebook Italy S.r.l.
Se l’AGCM dovesse concludere che Meta ha violato le norme UE, questo costituirebbe un precedente e il caso potrebbe segnare un punto di svolta nella regolamentazione delle integrazioni AI da parte delle grandi piattaforme digitali. Potrebbero emergere obblighi normativi per costringere Meta ad unbundling o ad offrire opzioni opt‑in per servizi AI integrati, conformemente alle regole stabilite dal DMA (Digital Markets Act) dell'Unione Europea. E le sanzioni potrebbero essere ingenti, potenzialmente miliardarie.