Italia approva la prima legge completa sull’AI in Europa, tra diritti e limiti

Italia approva la prima legge nazionale sull’AI in UE: principi di trasparenza e 1 miliardo € di fondi, ma risorse limitate rispetto ai big.

Immagine generata con intelligenza artificiale
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Roma introduce regole trasversali per l’intelligenza artificiale, le prime in UE a integrarsi con l’AI Act. In gioco ci sono innovazione, tutele e un miliardo di euro di investimenti.

L'Italia ha approvato una legge organica che disciplina l’uso dell’intelligenza artificiale in settori chiave come sanità, lavoro e giustizia. È la prima normativa nazionale in Europa a integrarsi con l'AI Act, il regolamento comunitario. Il testo stabilisce i principi di trasparenza, tracciabilità e supervisione umana, con l’obiettivo dichiarato di un utilizzo “umano-centrico” e sicuro. Per cittadini, imprese e istituzioni, si tratta di una cornice vincolante che promette innovazione responsabile ma introduce anche nuove regole stringenti.

La legge si presenta come quadro trasversale che copre più ambiti: sanità, lavoro, pubblica amministrazione, istruzione, giustizia e sport. Ogni utilizzo dell’AI dovrà garantire tracciabilità dei processi e presenza di un supervisore umano.

In concreto, questo significa che in un ospedale un algoritmo potrà supportare i medici nella diagnosi, ma la decisione finale resterà sempre nelle mani del professionista. Nel mondo del lavoro, i datori saranno obbligati a informare i dipendenti quando strumenti di AI entrano nei processi produttivi o di monitoraggio.

Il panorama che si presenta vede da un lato la pressione europea, con l’AI Act che entra in fase di attuazione e dall’altro la necessità italiana di recuperare credibilità digitale dopo anni di ritardo infrastrutturale. La legge nasce con l’intento di posizionare il paese come laboratorio normativo, anticipando altre capitali europee.

 In questo contesto il governo ha scelto un approccio “cautamente pro-innovazione” che prevede di inserire regole severe su privacy e sicurezza, ma anche di  autorizzare strumenti di sostegno all’industria.

Le disposizioni più discusse riguardano la tutela dei minori, con l’uso di applicazioni AI vietato sotto i 14 anni se non con consenso dei genitori. La normativa introduce inoltre pene da uno a cinque anni di reclusione per la diffusione non autorizzata di deepfake dannosi. Sul fronte del copyright, le opere realizzate con supporto AI saranno riconosciute se contengono un apporto creativo umano, mentre l’estrazione di dati sarà ammessa soltanto per scopi di ricerca autorizzata o su contenuti liberi da diritti.

La legge mette però sul tavolo anche incentivi economici e la creazione di un fondo di venture capital pubblico da un miliardo di euro destinato a finanziare imprese attive in AI, cybersecurity e tecnologie quantistiche. Tuttavia, diversi analisti osservano che la cifra rischia di apparire modesta se confrontata con i programmi da decine di miliardi avviati oltremanica o negli Stati Uniti.

Non mancano i rischi e la normativa riconosce esplicitamente i problemi legati a bias algoritmici, violazioni della privacy e dipendenza tecnologica dall’estero, per questo la vigilanza sarà affidata all’Agenzia per l’Italia Digitale e all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, insieme a regolatori settoriali come la Banca d’Italia e Consob.

Per gli utenti la novità più importante sarà una maggiore trasparenza. Ogni volta che un algoritmo influenzerà decisioni sanitarie, amministrative o giudiziarie, gli interessati dovranno esserne informati e potranno chiedere una revisione umana.

Le imprese, invece, dovranno confrontarsi con obblighi più stringenti e le aziende che utilizzano sistemi intelligenti nei processi di selezione o gestione del personale dovranno dichiararlo ai dipendenti. Le startup potranno attingere ai fondi pubblici, ma solo se conformi agli standard di tracciabilità e supervisione. Anche il settore pubblico sarà chiamato a un cambiamento, dovendo documentare quando e come vengono  utilizzati sistemi di AI. Questo potrebbe rallentarne l’adozione, ma è un passo necessario per rafforzare la fiducia sociale.

Alessio Butti, sottosegretario alla trasformazione digitale, afferma che l’innovazione torna entro il perimetro dell’interesse pubblico, guidata da crescita, diritti e protezione dei cittadini. Ma dal mondo accademico e imprenditoriale arrivano osservazioni meno ottimistiche. Molti sottolineano che il miliardo stanziato rischia di non avere massa critica, soprattutto se paragonato agli 11 miliardi di sterline destinati dal Regno Unito a data center e supercomputer.

Nei prossimi dodici mesi il nodo centrale sarà l’attuazione pratica della legge che declinerà la definizione di linee guida, i tempi di accesso ai fondi e la capacità delle autorità di vigilanza. L’Italia parte con un primato normativo che le dà visibilità europea, ma la sfida sarà trasformare questo vantaggio giuridico in un vantaggio competitivo.

L’Italia diventa il primo paese UE a varare una legge nazionale sull’intelligenza artificiale. Il testo copre sanità, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sport, imponendo tracciabilità e supervisione umana. Introduce regole per minori, deepfake e copyright, mentre mette a disposizione un miliardo di euro per sostenere l’industria. Tuttavia, le risorse appaiono limitate se confrontate con gli investimenti di Regno Unito e Stati Uniti.

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