Mentre l’Italia ha appena approvato un disegno di legge che stabilisce principi etici per l’intelligenza artificiale, il Regno Unito ha annunciato un maxi piano industriale per diventare hub europeo del calcolo. Il governo britannico, insieme a colossi come NVIDIA, Microsoft e OpenAI, ha avviato la costruzione di supercomputer e data center, con investimenti miliardari e migliaia di unità di calcolo dedicate.
L’operazione è presentata come una scelta di sovranità digitale, per ridurre la dipendenza e creare infrastrutture in settori come medicina, trasporti e ricerca ambientale. Per i promotori, controllare in casa l’AI più avanzata equivale a possedere le fabbriche della rivoluzione industriale.
In Italia, invece, la priorità è stata il quadro normativo: il nuovo disegno di legge disciplina ricerca e uso dell’AI, con attenzione a trasparenza, dati e diritti. Una scelta che colloca il paese tra i primi in Europa a dotarsi di regole, ma lascia aperta la sfida industriale.
La differenza è chiara: Londra costruisce infrastrutture, Roma definisce regole. Per università e imprese italiane resta il nodo: usare AI sviluppata altrove o provare a diventarne protagonisti globali.