Italia approva la legge sull’intelligenza artificiale: ecco cosa cambia

25 Marzo 2025 - 19:21
26 Marzo 2025 - 12:00
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Italia approva la legge sull’intelligenza artificiale: ecco cosa cambia
Immagine generata con intelligenza artificiale

Dal Senato via libera a un testo che punta a innovazione, diritti e controllo umano. Tra server nazionali, investimenti miliardari e limiti etici: tutti i dettagli.

Roma, 20 marzo 2024 — Con 85 voti a favore e 42 contrari, il Senato ha dato il semaforo verde al primo Disegno di Legge sull’Intelligenza Artificiale, un passo storico per regolare una tecnologia che promette di rivoluzionare ogni ambito della nostra vita. Ora la palla passa alla Camera. Ma cosa prevede esattamente il testo? Scopriamolo insieme tra novità, garanzie e qualche domanda aperta.

Server in Italia: sovranità digitale prima di tutto

Per proteggere i dati sensibili dei cittadini, i sistemi AI destinati a uso pubblico dovranno essere ospitati su server fisicamente situati in Italia. Un’eccezione? Le operazioni militari all’estero, dove l’AI potrà comunque essere utilizzata, ma sempre nel rispetto della Costituzione. «Una scelta per evitare che informazioni cruciali finiscano in cloud gestiti da Paesi terzi».

La strategia nazionale: teamwork tra pubblico e privato

Ogni due anni, il Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale (CITD) aggiornerà la Strategia Nazionale sull’AI, con l’obiettivo di:

Stimolare la collaborazione tra università, aziende e PA.

Promuovere ricerca e formazione, anche con agevolazioni fiscali per i "cervelli" che tornano in Italia.

Indirizzare gli investimenti, già sbloccati per 1 miliardo di euro in startup di AI, cybersecurity e tecnologie quantistiche.

A vigilare sul tutto ci sarà il Dipartimento per la trasformazione digitale, affiancato da agenzie come quella per la cybersicurezza nazionale e la Banca d’Italia.

AI in tribunale (ma non per decidere le sentenze)

Gli algoritmi potranno entrare nei palazzi di giustizia, ma solo come assistenti, non come giudici. Niente AI per interpretare le leggi, valutare prove o emettere verdetti: queste restano competenze esclusive dei magistrati. «L’uomo deve sempre avere l’ultima parola», chiarisce il testo. Stesso principio vale in sanità: le diagnosi supportate da AI dovranno essere verificate da medici, e i pazienti avranno diritto a sapere quando viene usata la tecnologia.

Lavoro: no alla sostituzione, sì al supporto

Preoccupati che l’AI rubi posti di lavoro? La legge fissa paletti chiari:

Nessun algoritmo potrà sostituire completamente le professioni intellettuali (avvocati, architetti, etc.), ma solo affiancarle in attività di supporto.

Obbligo di trasparenza: se un professionista usa l’AI, deve comunicarlo al cliente.

Nasce un Osservatorio presso il Ministero del Lavoro per monitorare rischi e benefici, garantendo il rispetto della dignità dei lavoratori.

Diritto d'autore: creatività umana vs. macchine

Opere generate con l’AI avranno tutela legale solo se frutto di un contributo umano significativo. Via libera all’uso di dati online per addestrare algoritmi, ma stop alla “pesca a strascico” illegale: chi copia contenuti protetti senza permesso rischia sanzioni.

Cybersecurity e sanzioni penali: attenzione agli errori

Il testo introduce nuove fattispecie di reato per chi usa l’AI in modo pericoloso per la sicurezza pubblica o dello Stato. Non basta dire “l’algoritmo ha sbagliato”: il controllo umano deve rimanere significativo. «Se un sistema autonomo causa danni, risponde chi lo ha progettato o gestito», sottolinea un esperto.

Prossimi passi: cosa aspettarci?

Il percorso non finisce qui: ora tocca alla Camera perfezionare il testo. Intanto, il governo ha 12 mesi per definire i decreti attuativi, incluso quello sulla sanità, che dovrà garantire algoritmi affidabili e verificati periodicamente.

Perché è importante?
Questa legge non è solo una questione italiana: è un tentativo di posizionare il nostro Paese come leader europeo nell’AI etica, bilanciando innovazione e diritti. Con un messaggio chiaro: la tecnologia avanza, ma l’uomo resta al centro.