La prima gravidanza da fecondazione assistita con robot e intelligenza artificiale

Un sistema automatizzato di iniezione intracitoplasmatica controllato da IA ha permesso la nascita di un bambino sano, segnando un punto di svolta nella storia della medicina riproduttiva.

La prima gravidanza da fecondazione assistita con robot e intelligenza artificiale
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Il 1° novembre 2025 un’équipe internazionale di ricercatori ha annunciato la prima gravidanza riuscita tramite un sistema robotico controllato da intelligenza artificiale. Il dispositivo, progettato per eseguire l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi, ha completato l’intera procedura di fecondazione assistita senza intervento umano diretto, portando alla nascita di un bambino sano.

Il progetto nasce all’interno di un consorzio di centri di ricerca europei e statunitensi impegnati nello sviluppo di automazioni mediche per la fertilità. Il sistema utilizza un algoritmo di visione artificiale per individuare gli ovociti e selezionare gli spermatozoi più vitali, mentre un braccio robotico esegue l’iniezione con una precisione superiore a quella umana. Tutto avviene in pochi secondi, con un margine di errore ridotto e monitoraggio continuo dei parametri biologici.

Secondo i ricercatori, la tecnologia non sostituisce l’intervento medico ma ne amplia la capacità. L’intelligenza artificiale non decide quali embrioni impiantare, ma analizza in tempo reale dati che l’occhio umano non potrebbe elaborare. Questo riduce il numero di tentativi falliti, ottimizza l’uso del materiale biologico e abbassa i costi complessivi dei trattamenti.

Il passo è storico perché introduce nella medicina riproduttiva un livello di automazione cognitiva mai raggiunto prima. Finora i robot chirurgici avevano eseguito movimenti guidati da operatori umani; ora, invece, l’IA interpreta le immagini, regola la forza dell’ago e completa l’operazione in autonomia, rispettando protocolli clinici preimpostati.

Restano aperte questioni etiche e regolatorie. La fecondazione è un atto medico che coinvolge responsabilità, fiducia e consenso informato. Se la macchina agisce in autonomia, chi ne risponde? I ricercatori parlano di “supervisione attiva” per garantire che la decisione finale resti sempre umana.

Alla fine, questa nascita non racconta soltanto un traguardo tecnologico ma una domanda più profonda: fino a che punto l’uomo è disposto a delegare alla macchina il gesto che più rappresenta la vita?

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