Un computer di neuroni contro la fame di energia dell’IA

Il computer biologico CL1 di Cortical Labs apre la via a un’IA più sostenibile, riducendo i consumi energetici dei modelli tradizionali.

Un computer di neuroni contro la fame di energia dell’IA
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L’idea di affiancare neuroni viventi al silicio non appartiene più soltanto alla fantascienza. Cortical Labs ha presentato CL1, un prototipo di computer biologico che utilizza cellule cerebrali umane coltivate per elaborare informazioni, un sistema raccontato sulle pagine di IEEE Spectrum. La sfida nasce da un problema sempre più pressante: l’intelligenza artificiale, nelle sue forme più avanzate, divora quantità enormi di energia. Ogni rete neurale simulata da hardware digitale richiede data center, raffreddamento, infrastrutture mastodontiche, con un impatto crescente sull’ambiente. La prospettiva dei computer bio-ispirati è radicalmente diversa. I neuroni reali sono sistemi che l’evoluzione ha reso capaci di apprendere e rispondere con un’efficienza che i circuiti elettronici faticano a imitare. In laboratorio, minuscoli cluster cellulari hanno già dimostrato la capacità di riconoscere pattern, reagire a stimoli e persino giocare a semplici videogiochi, consumando una frazione dell’energia necessaria a un processore tradizionale. Il fascino di questa via è evidente: sostituire parte del calcolo artificiale con intelligenza “organica”, riducendo il costo in kilowattora delle operazioni. Ma la sostenibilità va misurata fino in fondo. Per mantenere vivo il tessuto neuronale servono nutrienti, condizioni ambientali controllate, monitoraggio costante: risorse che anch’esse richiedono energia e materiali. A oggi, il bilancio complessivo è ancora lontano dall’essere chiaro. Ciò che appare però evidente è che il paradigma “wetware” apre una strada nuova, in cui la crescita dell’intelligenza artificiale non coincide necessariamente con la crescita della sua impronta energetica. È un terreno sperimentale e fragile, ma in un mondo che non può più permettersi modelli sempre più potenti a costo di emissioni sempre più alte, anche una manciata di neuroni su chip diventa un simbolo: l’IA del futuro non dovrà solo essere più intelligente, ma anche più sostenibile.

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