2025: l’alba degli AI agent, tra rivoluzione e domande

Il 2025 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui l’intelligenza artificiale ha imparato a “sporcarsi le mani”. Non più solo chat brillanti o generatori di immagini, ma veri e propri AI Agent – sistemi che agiscono nel mondo digitale con un’autonomia senza precedenti. OpenAI, Google, Microsoft e altre big tech stanno scommettendo su questa svolta, mentre dalla Cina emerge Manus, una piattaforma ancora misteriosa ma già circondata da hype. Ma cosa significa davvero questa evoluzione, e quali sfide nasconde?
Da chatbot a colleghi digitali: cos’è un AI agent?
Immaginate di avere un assistente che non solo vi risponde, ma agisce per voi: prenota appuntamenti, analizza documenti legali, o addirittura formula ipotesi scientifiche. È questo il salto degli AI Agent rispetto ai tradizionali chatbot come ChatGPT. Se questi ultimi sono bravi a produrre testi, gli Agent combinano intelligenza e azione: navigano sul web, interagiscono con app, e prendono decisioni basate su dati in tempo reale.
«È come passare da un navigatore che vi indica la strada a un’auto a guida autonoma», spiega Marco Rossi, esperto di IA. «Percepiscono l’ambiente digitale attraverso dati e sensori, elaborano scelte e agiscono, con un minimo intervento umano».
La corsa globale: OpenAI, Manus e il dilemma europeo
OpenAI ha già lanciato Operator, disponibile in Italia, che agisce come un “digital helper” per prenotazioni o ricerche online, e Deep Research, un ricercatore AI che crea report autonomamente (non ancora accessibile in Europa). Ma non è sola: Google e Microsoft lavorano su agenti per l’automazione aziendale, mentre Manus, la startup cinese, promette di rivoluzionare settori non dichiarati, alimentando curiosità e scetticismo.
L’Europa, intanto, cerca di bilanciare innovazione e regole. Con l’AI Act, il primo regolamento al mondo sull’IA, classifica gli Agent in base al rischio: quelli usati in sanità o finanza avranno standard più severi. Negli USA, invece, il panorama è volatile: dopo le linee guida di Biden del 2023, Trump ha cancellato l’ordine esecutivo nel 2025, lasciando spazio a un’adozione più libera ma meno controllata.
Sfide: dal 10% di errori al “lato oscuro” dell’autonomia
Nonostante i progressi, gli Agent sono ancora acerbi. Il tasso di errori fattuali si aggira sul 10% – un problema serio se l’AI analizza una cartella clinica o un contratto. C’è poi il tema delle “allucinazioni”: risposte plausibili ma sbagliate, ereditate dai modelli linguistici. «È come affidarsi a un stagista geniale ma distratto», ride Elena Bianchi, sviluppatrice. «Serve supervisione, almeno per ora».
Le criticità vanno oltre la tecnica: privacy, sicurezza e etica sono nodi cruciali. Come garantire che un Agent non violi dati sensibili? O che le sue decisioni rispettino valori umani? E, soprattutto, chi è responsabile se sbaglia? «Servono standard chiari, soprattutto in settori sensibili come la sanità», avverte Giulia Conti, avvocato specializzato in IA.
Dove gli agent stanno cambiando il gioco
Nonostante i limiti, le applicazioni pratiche sono già tangibili. Nel settore sanitario, Agent come quelli testati all’Ospedale Maggiore di Milano aiutano i medici a incrociare dati di laboratorio con studi globali, suggerendo diagnosi personalizzate. Nel finanziario, banche usano Agent per monitorare transazioni sospette, riducendo i falsi positivi del 30%. Per i privati, esistono assistenti che organizzano viaggi complessi, confrontando voli, hotel e persino suggerendo itinerari basati sui gusti dell’utente.
Il futuro: collaborazione, non sostituzione
La vera promessa degli Agent non è rimpiazzare l’uomo, ma affiancarlo. «Liberano tempo da compiti ripetitivi, permettendoci di focalizzarci su creatività e relazioni», nota Rossi. Ma perché questo futuro funzioni, serve trasparenza negli algoritmi, controllo umano sui sistemi critici, e un’attenzione feroce alla sostenibilità: formare un Agent consuma energia quanto decine di famiglie in un anno.
Il 2025 è solo l’inizio. Mentre le big tech perfezionano i loro Agent e Manus prepara il suo debutto, la domanda vera non è “cosa possono fare”, ma “come li governeremo”. Perché un’IA autonoma, senza bussola etica, rischia di essere un’arma a doppio taglio. La sfida, ora, è umana tanto quanto tecnologica.