In Italia Deloitte sta rafforzando il proprio ruolo come guida nella trasformazione digitale e nell’adozione dell’intelligenza artificiale. A Milano, nel corso della quarta edizione di “The Board of the Future”, la società ha presentato un modello di governance che vede i consigli di amministrazione sempre più coinvolti nelle scelte strategiche, non solo come organi di controllo ma come attori in grado di indirizzare gli investimenti verso l’innovazione e la crescita reale dell’economia.
A Roma, durante la conferenza Minds, Alfredo Maria Garibaldi, senior partner e responsabile AI & Data, ha sottolineato che il cambiamento in corso è radicale soprattutto nei settori dei contenuti e dell’editoria, ma che il ruolo dell’uomo resta imprescindibile. La tecnologia, ha spiegato, deve essere un supporto e non un sostituto, perché le decisioni richiedono responsabilità e consapevolezza che nessun algoritmo può garantire da solo.
Queste affermazioni assumono un significato particolare se si guarda all’esperienza australiana. Pochi mesi fa Deloitte aveva consegnato a un ministero federale un rapporto che conteneva citazioni inventate, riferimenti inesistenti e persino una frase falsa attribuita a una sentenza giudiziaria. Gli errori sono emersi perché nel processo di stesura era stato utilizzato un modello generativo di intelligenza artificiale, GPT-4o, integrato nella catena di produzione. Dopo le critiche e la revisione del documento, Deloitte Australia ha riconosciuto l’impiego dell’IA e ha accettato di rimborsare una parte del compenso al governo.
Il caso australiano dimostra quanto sia fragile l’affidamento cieco alle tecnologie generative. È la prova che l’intelligenza artificiale può accelerare e ampliare le capacità di analisi, ma che senza la verifica critica dell’uomo rischia di produrre contenuti fuorvianti e dannosi. Da qui la rilevanza delle parole di Garibaldi: l’IA è un alleato potente, ma non può sostituire il giudizio umano.
In Italia Deloitte sta puntando a formare manager e amministratori capaci di sfruttare l’IA senza perdere di vista la responsabilità etica e la trasparenza. Il futuro che la società disegna non è affidato soltanto ai dati e agli algoritmi, ma a un equilibrio in cui tecnologia e competenze umane si rafforzano a vicenda