Cybersicurezza, attacchi informatici in aumento, ACN, DNA e Procure collaborano insieme

C'è un assedio silenzioso in corso. Nessun rumore di esplosioni, nessun esercito visibile, ma il fronte è aperto e i danni sono reali. Gli attacchi informatici stanno crescendo a una velocità preoccupante, diventando sempre più aggressivi, mirati, devastanti.
Non è più solo una questione di hacker solitari o gruppi di smanettoni in cerca di notorietà. Qui si parla di organizzazioni criminali strutturate , reti internazionali, spesso con appoggi statali. Il bersaglio? Tutto ciò che può essere paralizzato, violato, ricattato : istituzioni pubbliche, aziende strategiche, infrastrutture critiche.
E l'Italia non è affatto fuori da questa partita.
I numeri del rapporto Clusit 2025 non lasciano scampo, nel 2024 gli attacchi cyber sono aumentati del 27,4% nel mondo e del 15,2% in Italia.
Cosa significano questi dati nella vita reale? Ospedali bloccati, sistemi bancari sotto assedio, dati sensibili messi all'asta nel dark web.
Significa che in un istante tutto quello su cui si basa la quotidianità digitale può saltare.
Ecco perché, davanti a uno scenario che non ammette esitazioni, l'Italia prova a fare squadra. Nasce così la collaborazione tra l' Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNA) e le Procure della Repubblica.
Un'alleanza che, detta così, sembra un comunicato istituzionale. Ma nella pratica? Significa un cambio di passo, unire chi si occupa della sicurezza informatica con chi combatte il crimine organizzato e chi porta i colpevoli in tribunale. Perché il tempo delle azioni scoordinate è finito.
L' ACN porta la competenza tecnica, il DNA la strategia investigativa, le Procure la capacità di far valere la legge. Insieme, dovremmo riuscire a intercettare le minacce prima che si trasformino in disastri . Il problema, però, è sempre quello: il cybercrime si muove alla velocità della luce, mentre la burocrazia e la giustizia rischiano di restare indietro.
Un'indagine tradizionale, in un mondo in cui un attacco si consuma in pochi secondi, rischia di essere obsoleta prima ancora di iniziare.
E allora, la sfida è chiara, passare dalla reazione alla prevenzione, dalla difesa statica a una protezione dinamica, quasi predittiva. Sì, perché il punto non è più solo rispondere agli attacchi , ma anticiparli. E qui entra in gioco la condivisione delle informazioni, dati che devono viaggiare rapidamente tra esperti di cybersicurezza e magistrati, tra forze investigative e istituzioni, senza ostacoli, senza ritardi.
Basterà? Difficile dirlo. La rete è un organismo vivo, in continuo mutamento. Oggi un sistema di difesa può essere solido, domani potrebbe essere già vulnerabile. Quello che è certo è che restare immobili significa essere travolti.
E, in questa battaglia invisibile, il tempo è il nemico più pericoloso .