L’intelligenza artificiale e la ricerca sulla longevità: vivere fino a 150 anni è possibile?

L'umanità continua la sua ricerca per una vita più longeva, e l'intelligenza artificiale potrebbe aver aperto una porta che sembrava chiusa da millenni. Non è più fantascienza parlare di una vita che si estende fino a 150 anni, almeno secondo Dario Amodei, il fondatore di Anthropic, che con questa dichiarazione ha scosso il mondo scientifico. Non è solo un sogno: la collaborazione tra OpenAI e Retro Biosciences sta trasformando questa visione in qualcosa di tangibile.
Il cuore di questa tecnologia risiede nel GPT-4b, un modello di intelligenza artificiale che sta riscrivendo le regole nel campo delle cellule staminali. La tecnologia che consente ai chatbot di conversare con noi sarà utilizzata per riprogrammare le cellule del nostro corpo. L'idea di modificare le cellule staminali venne in mente a Shinya Yamanakanel 2006, uno scienziato giapponese che per primo ha dimostrato come trasformarle e potenziarle. Ma non è tutto oro ciò che luccica: rischi di mutazioni e tumori hanno frenato l'entusiasmo iniziale.
Ora, il team di OpenAI e Retro Biosciences sta cercando di domare questo cavallo selvaggio, rendendo il processo più sicuro ed efficiente. E i primi risultati fanno sognare: il loro GPT-4b micro ha mostrato un’efficacia 50 volte superiorenei test preliminari.
Ma non tutti nel mondo scientifico brindano a questi successi. Mentre alcuni vedono l'alba di una nuova era della medicina personalizzata, altri sollevano domande scomode sull'etica e chiedono prove più solide. Nel frattempo, Sam Altman, il visionario CEO di OpenAI, ha già fatto la sua scommessa: 180 milioni di dollari investiti in Retro Biosciences, una startup che punta a regalarci almeno dieci anni di vita in più attraverso un cocktail di tecnologie innovative, dall'autofagia alle terapie plasmatiche.