PMI e Intelligenza Artificiale: il paradosso di chi si sente esperto ma ha ancora molto da imparare

22 Giugno 2025 - 10:59
21 Giugno 2025 - 16:23
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PMI e Intelligenza Artificiale: il paradosso di chi si sente esperto ma ha ancora molto da imparare
Foto di Yan Krukau

Diciamolo chiaramente: implementare l'Intelligenza Artificiale in azienda non è una passeggiata. Eppure, i vantaggi sono sotto gli occhi di tutti e le piccole e medie imprese italiane lo sanno bene. Ma c'è un piccolo problema che emerge da un recente sondaggio TeamViewer su 1.400 dirigenti: il 95% ammette di aver bisogno di maggiore formazione per sfruttare davvero l'IA, mentre contemporaneamente il 72% si definisce "esperto" del settore.

Un controsenso? Forse. O più probabilmente la dimostrazione che in questo campo tutti stiamo ancora imparando.

Quando l'IA entra in ufficio (ma non tutti i giorni)

Le PMI hanno già spalancato le porte all'intelligenza artificiale, e non parliamo solo dei classici reparti IT. Anzi, l'86% dei responsabili non vede problemi nell'uso di strumenti IA da parte di chi non ha competenze tecniche specifiche. Un segnale di apertura mentale che fa ben sperare.

Il problema? L'utilizzo rimane a macchia di leopardo. Solo una PMI su tre la usa quotidianamente, il 16% almeno settimanalmente. Curiosamente, però, le piccole imprese mostrano una maturità digitale superiore (35%) rispetto ai colossi aziendali (22%). Dimensioni ridotte, agilità maggiore? Probabilmente sì.

Il costo dell'immobilismo

Qui le cose si fanno interessanti. Per il 28% delle PMI, non adottare l'IA significa principalmente una cosa: vedere lievitare i costi operativi per tutte quelle occasioni di automazione che scivolano via. Le grandi aziende, invece, temono soprattutto di perdere terreno rispetto ai concorrenti (26%). Due approcci, stessa preoccupazione di fondo: rimanere indietro costa caro.

Ottimisti sì, ma con i piedi per terra

L'entusiasmo non manca tra i decision maker delle PMI. Il 72% è convinto che l'IA rappresenterà il boost di produttività più significativo del secolo, mentre il 76% la considera indispensabile per alzare l'asticella delle performance aziendali. C'è anche chi guarda oltre il puro business: il 70% riconosce le potenzialità sociali dell'IA nell'aprire nuove opportunità lavorative, specialmente per chi ha responsabilità di cura familiare.

Ma gli ostacoli sono tutt'altro che invisibili:

La formazione resta il tallone d'Achille: il 38% la indica come il freno principale

La sicurezza dei dati fa paura: il 74% ha preoccupazioni concrete

Il controllo è tutto: il 65% usa l'IA solo in ambienti super-controllati

La fiducia scarseggia: il 77% non "scommetterebbe nemmeno una settimana di stipendio" sulla capacità aziendale di gestire i rischi

Quest'ultimo dato la dice lunga sul livello di insicurezza che ancora permea il settore.

Infrastrutture: il collo di bottiglia

Quasi la metà delle PMI (47%) confessa di non avere ancora l'infrastruttura giusta per implementare l'IA alla velocità desiderata. Un po' come voler correre una maratona con le scarpe slacciate.

La buona notizia? Il 75% ha intenzione di aumentare gli investimenti nell'IA nei prossimi 12 mesi. Non sono solo chiacchiere: tre aziende su quattro prevedono investimenti concreti entro sei-dodici mesi. Il passaggio dalla fase "proviamo a vedere che succede" a quella "facciamo sul serio" sembra imminente.

Quando la tecnologia incontra la pratica

Prendiamo TeamViewer CoPilot come esempio concreto di cosa significhi rendere l'IA davvero utile. È un assistente digitale che si integra direttamente nelle sessioni di supporto remoto, permettendo agli operatori IT di fare domande, automatizzare le routine e ricevere indicazioni precise senza dover destreggiarsi tra mille strumenti diversi.

Per le PMI rappresenta esattamente quello che serve: efficienza senza complicazioni, meno tempi morti, servizio migliore. Senza dover assumere un esercito di specialisti o rivoluzionare tutto da capo.

Il verdetto

Le PMI italiane si trovano in una fase affascinante: consapevoli delle potenzialità, determinate a investire, ma ancora alle prese con gap formativi e infrastrutturali. È un po' come trovarsi con le chiavi di una Ferrari ma dover ancora imparare a guidare.

La strada è tracciata, gli investimenti sono programmati. Ora serve solo la pazienza di costruire le competenze giuste, un passo alla volta.