Cina: censura e repressione tramite l'IA

La Cina non è certamente il più "open source" tra i paesi del nostro mondo. Il suo sviluppo tecnologico è sempre in continua espansione, eppure anche la censura segue questa via. Si è passati dai tradizionali metodi di censura (lista di parole proibite) all'utilizzo dell'IA per capire il significato implicito dei contenuti pubblicati.
IL DATABASE
Il database di riferimento è stato trovato all'interno di un server Elasticsearch hostato da Baidu e analizzato da https://techcrunch.com/ : all'interno ci sarebbero delle vere e proprie istruzioni dettagliate per l'addestramento di un modello linguistico di notevoli dimensioni, in pratica un LLM (Large Language Model), che riconosce e segnala contenuti politici, sociali e militari.
Xiao Qiang, un ricercatore dell'Università di Berkeley, ha studiato questo database composto da 133.000 esempi. Per avere una panoramica di tali esempi potremmo accennare ai dati "trovati" riguardanti lamentele da parte dei contadini cinesi nelle aree rurali, o denunce di estorsioni a danno di imprenditori da parte di forze di polizia corrotta, o ancora membri corrotti del partito comunista. Qiang ha dichiarato a Techcrunch che "a differenza dei meccanismi di censura tradizionali, che si affidano al lavoro umano per il filtraggio basato su parole chiave e la revisione manuale, un LLM addestrato con tali istruzioni migliorerebbe significativamente l'efficienza e la granularità del controllo dell'informazione guidato dallo Stato".
Non risulta chiaro chi abbia effettivamente creato questo database, ma il suo scopo viene definito dalla Cina come lavoro sull'opinione pubblica. Michael Caster, program manager di Asia, l'organizzazione che si occupa dei diritti "Article19", ha spiegato che tale modus operandi è associato tipicamente alle attività di censura, repressione e propaganda da parte del CAC (Cyberspace Administration of China).
LA CENSURA
La censura di cui si sta parlando non verte solo ed esclusivamente su eventi storici famosi, come il massacro di Piazza Tiananmen, ma vuole proprio intercettare ogni forma di dissenso contro il governo cinese. Le tematiche considerate "sensibili" risultano numerose. Si tende a contrastare tutto ciò che ha portato ad una protesta in pubblica piazza. Vengono addirittura messi sotto stretta sorveglianza tutti i contenuti relativi a Taiwan. Inutile dire che la satira politica è target centrale e principale di tale manovra.
TechCrunch ha contattato l'ambasciata cinese a Washington chiedendo spiegazioni. L'ambasciata ha risposto che il governo cinese attribuisce grande importanza allo sviluppo etico dell'IA e che queste sono calunnie infondate. Dobbiamo però ricordare che quando si parla di etica il discorso è molto ampio, perché ciò che è etico nel nostro paese non è detto che lo sia in un altro, soprattutto quando parliamo di regimi autoritari, e viceversa.
I metodi di censura cinese, già efficaci in passato e fino ad oggi, si stanno evolvendo con l'uso dell'IA; DeepSeek sta facendo scalpore come sappiamo. Ma l'uso dell'IA in tal senso non è proprio solo della Cina. Altri regimi stanno adottando questi metodi per il controllo sociale ma la differenza con la Cina sta nel fatto che quest'ultima risulta, almeno per il momento, più sofisticata degli altri nell'implementazione di tali strumenti anti dissenso.
Una domanda giunge infine: che fine farà la libertà di espressione se si continuerà a censurare ogni sottile forma di protesta?