Quando l’IA incontra l’anima sociale, il Terzo Settore si apre al futuro

C’è una parte d’Italia che continua a lavorare, instancabilmente, sotto traccia. Non cerca visibilità, non rincorre algoritmi, ma tiene insieme ciò che rischia di sbriciolarsi: comunità, diritti, dignità.
È il Terzo Settore, un tessuto fatto di associazioni, volontari, fondazioni, spesso lasciato ai margini delle innovazioni tecnologiche. Ma qualcosa, finalmente, si muove.
La collaborazione tra Fondazione Cariplo e Microsoft Italia segna un passo nuovo e importante. Un’alleanza che non nasce per stupire, ma per incidere.
L’obiettivo è chiaro: portare l’intelligenza artificiale dentro le realtà sociali, affinché diventi strumento e non ostacolo, alleato e non sostituto.
L’accordo si sviluppa su due fronti. Da un lato, Fondazione Cariplo parteciperà al programma Microsoft AI L.A.B., avviando una sperimentazione concreta sull’utilizzo dell’IA per migliorare la propria efficienza interna. Una sorta di laboratorio etico, dove la tecnologia viene testata in contesti reali e non in ambienti sterilizzati.
Dall’altro, nascerà un percorso formativo dedicato agli Enti del Terzo Settore, per accompagnarli verso un’adozione consapevole dell’IA. Un passaggio crucial, formare chi ogni giorno si prende cura degli altri, significa non lasciarlo indietro di fronte alla trasformazione digitale.
Nessuno pretende che l’IA risolva magicamente i problemi. Ma può alleggerire il carico, ottimizzare il tempo, fornire nuovi occhi per leggere i dati. Può fare la differenza quando le risorse scarseggiano, ma la volontà resiste.
E può farlo solo se chi la utilizza ne conosce potenzialità e limiti.
Le parole dei protagonisti non lasciano spazio a dubbi. Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo, parla di un Terzo Settore “centrale e capillare”, che ha bisogno di strumenti per crescere senza perdere l’identità. Carlo Mango, responsabile dei progetti innovativi della fondazione, mette l’accento sulla responsabilità collettiva, “Avvicinare il non profit all’IA è un dovere”.
E Vincenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia, sottolinea che la tecnologia deve essere “etica, trasparente e inclusiva”, altrimenti è solo esercizio di potere.
Ecco perché questo progetto ha qualcosa di diverso: non nasce per vendere un servizio, ma per costruire un ponte.
Tra la velocità della macchina e il tempo lento della cura. Tra l’innovazione e il bisogno. Tra la potenza dell’algoritmo e la fragilità umana.
In un presente che ci abitua alla disconnessione, l’idea di un’IA al servizio delle relazioni è più che attuale.
È urgente.
Perché se non entra anche qui, dove davvero si misura il valore della tecnologia?