Nel suo ultimo saggio pubblicato su TerzaNotizia LAB, la filosofa e docente Domenica Bruni affronta un tema che riguarda tutti, giovani e adulti, professionisti e studenti, donne e uomini che vivono quotidianamente dentro l’ecosistema digitale. Il testo, intitolato Dinamiche dell’attrazione sessuale tra interazioni reali e virtuali, nasce all’interno di un percorso di ricerca che unisce biologia, psicologia ed evoluzionismo, e indaga ciò che accade quando la relazione tra corpi e desideri si sposta sul terreno delle piattaforme.
Il lavoro di Bruni viene pubblicato a Palermo nel novembre 2025 e rappresenta una delle riflessioni più lucide sul rapporto tra emozione, tecnologia e identità contemporanea. L’autrice parte da una constatazione semplice e innegabile: oggi gran parte delle relazioni nasce o si sviluppa online. Non si tratta più di un’eccezione, ma di una nuova norma sociale. Le app di incontri, i social, le chat e i mondi digitali sono diventati luoghi di riconoscimento, di esposizione e di seduzione. Ma dietro l’apparente leggerezza di un like o di uno swipe si nasconde un cambiamento profondo nel modo in cui percepiamo l’altro e in cui costruiamo l’immagine di noi stessi.
«L’attrazione non è mai solo un fatto mentale» scrive Bruni. «È un linguaggio del corpo, fatto di sguardi, di odori, di vibrazioni». Questi elementi, che nella dimensione fisica orientano l’innamoramento, nel mondo virtuale vengono sostituiti da fotografie, filtri, descrizioni accuratamente scelte e algoritmi che promettono compatibilità. L’autrice non cede alla nostalgia, ma invita a riflettere su ciò che stiamo perdendo. L’incontro digitale, spiega, trasforma la vulnerabilità in una forma di gestione. Esporsi diventa un atto controllato, mediato da interfacce che ci consentono di decidere quando apparire e quando scomparire.
Il saggio, pubblicato su TerzaNotizia LAB come Perspective, colloca questo cambiamento dentro una cornice evoluzionistica. L’attrazione, osserva Bruni, non scompare ma muta, si adatta alle regole del contesto tecnologico. Gli stessi meccanismi neurochimici che attivano il desiderio nel contatto reale vengono stimolati da parole e immagini, in una sorta di biochimica della rappresentazione. Tuttavia, la facilità dell’accesso e la moltiplicazione delle possibilità generano un nuovo paradosso: più connessioni, meno profondità.
L’autrice evidenzia come la cultura digitale stia riscrivendo anche il linguaggio dell’intimità. Nelle app di incontri la seduzione è affidata alla curatela identitaria, alla rapidità della comunicazione e alla costruzione di micro-narrazioni personali. Il rischio è quello di un’illusione di prossimità che sostituisce la relazione autentica con una versione performativa del sé. L’amore diventa una timeline, il sentimento un feed aggiornabile. Ma Bruni vede anche un’opportunità: quella di educare alla presenza, di riscoprire la lentezza e l’ascolto anche attraverso gli strumenti digitali.
Nel mondo iperconnesso, dove il contatto fisico si è fatto raro e la comunicazione è sempre più mediata, la vera sfida non è tornare indietro, ma imparare a essere presenti anche nello spazio virtuale. Il saggio invita a riconoscere che la fragilità è ancora la condizione essenziale dell’amore, e che la tecnologia, se usata con consapevolezza, può diventare un ponte e non una barriera.
L’articolo integrale di Domenica Bruni è disponibile su TerzaNotizia LAB, la sezione scientifica della rivista dedicata agli studi su etica, tecnologia e società.
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