L'AI prende il posto degli ingegneri, il piano di Meta per il 2025

Nel 2025 Meta sta lanciando un messaggio dirompente e audace, l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire il lavoro degli ingegneri "umani".
O almeno ci prova. Mark Zuckerberg ha svelato i piani dell’azienda per rimpiazzare una parte dei programmatori di medio livello con sistemi di AI avanzati.
Una mossa che solleva interrogativi profondi: siamo davvero pronti a un futuro dove le macchine prendono il posto degli esseri umani nella scrittura del codice? E soprattutto, è questo il futuro che vogliamo?
Le IA sono innegabilmente potenti. Analizzano montagne di dati in pochi istanti, scovano bug nel codice alla velocità della luce e sfornano soluzioni a ritmo serrato. Meta non è certo la prima a spingere su questa strada – l’automazione nel mondo tech è un trend consolidato.
Ma questa volta il gioco si fa serio: non parliamo più di AI come semplici assistenti, ma di una vera e propria sostituzione delle competenze umane.
Facile dire: "l’AI scriverà il codice". Ma lo sviluppo software è molto più di questo. È capire le sfumature nelle richieste di un cliente, è prevedere come un’app verrà realmente utilizzata, è gestire quegli imprevisti che nessuno aveva messo in conto.
Qui brilla ancora l’intelligenza umana, con la sua miscela unica di creatività, empatia e pensiero laterale.
E parliamoci chiaro, il codice perfetto è un miraggio. Programmare significa sbagliare, imparare, riprovarci.
Chi fa code review sa che servono anni di esperienza e un sesto senso affinato per individuare problemi che non saltano subito all’occhio. Anche l’AI più sofisticata ha bisogno di una guida umana.
Che ne sarà allora degli ingegneri software? È una domanda che tiene svegli la notte. Se le AI si prendono i compiti più basilari, i developer junior rischiano di trovarsi in un vicolo cieco. L’ingresso nel settore potrebbe diventare un’esclusiva per chi ha competenze specialistiche o talenti che vanno oltre ciò che una macchina può replicare.
Ma c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno, liberati dalle mansioni più ripetitive, gli sviluppatori potrebbero concentrarsi su sfide più stimolanti e creative.
La mossa di Meta fa discutere, ma forse più che di sostituzione è meglio parlare di sinergia. Un domani dove umani e AI collaborano per risultati superiori. Perché, in fondo, le macchine restano strumenti.
Potentissimi, certo, ma pur sempre strumenti. E sta a noi decidere come utilizzarli al meglio.
La vera sfida non è resistere all’inevitabile automazione, ma capire come cavalcare quest’onda di innovazione per eccellere in ciò che già facciamo.
E magari, lungo il percorso, scoprire nuovi orizzonti professionali che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare.