Salvare le balene con l’AI: dati e algoritmi proteggono i giganti del mare

23 Aprile 2025 - 11:20
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Salvare le balene con l’AI: dati e algoritmi proteggono i giganti del mare
Foto di Simon Infanger

Prevedere dove nuoteranno le balene in via di estinzione per evitarle mentre navighi. L'idea di un progetto nato dalla collaborazione tra Fathom Science (spin-off dell’Università della Carolina del Nord) e SAS, colosso dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo? Proteggere le balene franche del Nord Atlantico, specie a rischio critico, dalle collisioni con le navi.

Mappe "intelligenti" per navigare senza pericoli

Il segreto si chiama WhaleCast: una sorta di “mappa di calore” che stima in tempo reale dove è più probabile incontrare questi cetacei. Come funziona? Fathom Science ha mescolato dati storici sugli avvistamenti con modelli predittivi, creando uno strumento che le navi possono integrare nei sistemi di navigazione. Se la probabilità di presenza è alta, i marinai possono rallentare o cambiare rotta, riducendo il rischio di incidenti.

Dati sintetici e machine learning: la ricetta (tech) per la conservazione

Ma come si valida un modello del genere? Qui entra in gioco SAS con il suo programma Data for Good, dedicato a progetti sociali e ambientali. Grazie a tecniche di machine learning e statistica avanzata, il team ha testato l’affidabilità di WhaleCast, confrontando previsioni e dati reali. Non solo: con la piattaforma SAS Viya sono stati generati dati sintetici – simulazioni iper-realistiche – per migliorare ulteriormente la precisione delle stime.

Un altro problema risolto? Calcolare quanto le balene si avvicinano alla costa. Usando SAS Viya Workbench, i ricercatori hanno automatizzato i calcoli, aggiungendo questo parametro ai modelli e rendendo le previsioni ancora più affidabili.

Una buona notizia (anche se non sei una balena)

Questo progetto non salva “solo” 336 balene franche rimaste sul pianeta. Dimostra come l’intelligenza artificiale possa essere un alleato per la biodiversità, trasformando dati complessi in soluzioni pratiche. E chissà: in futuro, lo stesso approccio potrebbe proteggere altre specie minacciate, dai delfini alle tartarughe marine.