Pandemia invisibile, dal Vaticano all'OMS, l'allarme solitudine che sta divorando le città

La solitudine nelle nostre città è diventata un'emergenza che mi tocca profondamente.
Tanto che persino Papa Francesco ne ha parlato più volte, definendola "una delle piaghe più gravi del nostro tempo". Sapete quella sensazione di essere completamente soli anche quando sei circondato da migliaia di persone? È assurdo pensare che l'OMS insieme al Vaticano abbiano dovuto definirla una "pandemia invisibile" ma hanno proprio ragione.
Mi fa sorridere amaramente pensare che viviamo nell'era più connessa della storia, eppure...guardate come siamo messi, il Santo Padre lo ripete spesso: "La tecnologia ci avvicina a chi è lontano, ma rischia di allontanarci da chi ci sta accanto". Tutti con gli occhi incollati agli smartphone, credendo di essere "social", mentre in realtà costruiamo muri invisibili tra noi.
È come se vivessimo in bolle separate, anche se ci sfioriamo sui mezzi pubblici ogni giorno.
E sapete qual è la cosa più assurda? Questo problema non guarda in faccia nessuno. Penso ai miei amici che si sono trasferiti in altre città per lavoro, partiti pieni di sogni, ora alcuni si sentono spaesati.
Gli anziani, che una volta conoscevano tutti, ora passano intere giornate senza parlare con nessuno. Persino le famiglie, prese dalla frenesia quotidiana, non hanno più tempo per un caffè con i vicini.
Mi fa male vedere come stanno cambiando i nostri quartieri.
VI ricordate quando le piazze erano piene di vita? Ora sono solo luoghi di passaggio.
Di contro è bello vedere che in alcune città stanno nascendo progetti bellissimi, persone che decidono di vivere in cohousing, anziani che insegnano ai giovani a coltivare orti urbani, centri culturali che diventano il cuore pulsante dei quartieri.
Sono piccoli semi di speranza.
La vera sfida, secondo me, è ripensare completamente il nostro modo di vivere la città. Non basta costruire case e strade, dobbiamo ricostruire ponti tra le persone.
Mi chiedo spesso, come possiamo trasformare questi deserti emotivi in veri luoghi di incontro? Come possiamo riportare l'umanità nelle nostre metropoli?
Voi che ne pensate? Hai mai provato questa sensazione di solitudine in città?
Come credete che possiamo cambiare le cose, partendo da noi stessi e magari ispirandoci anche all'invito del Papa a "costruire ponti e non muri"?